"Se gli italiani fossero quelli di 150 anni fa, probabilmente comunicheremmo ancora così", così recitava la prima versione della campagna abbonamenti della Rai per i 150 anni d’Italia (sottointendenedo il ruolo fondamentale che ha avuto la televisione nella costruzione di una lingua nazionale).
Ma la contrapposizione dialetto-lingua non è piaciuta a tutti e non hanno tardato le polemiche: i dialetti vengono ritratti come "barbari" e le differenze regionali non sono valorizzate e anzi, vengono immolate sull'altare della lingua "unificata". Tanto che attualmente lo spot è stato rivisto e corretto.
Le parole per dirlo. Diatribe a parte è innegabile che ormai non si parli più come 150 anni fa. Quando in quel 17 marzo 1861 nacque l’Italia e la sua Costituzione, infatti, l‘italiano era considerato da intellettuali del calibro di Manzoni, una "lingua morta". Perché solo il 2,5 per cento degli italiani la parlava e quindi nessuno la usava nella vita di tutti i giorni. Non solo, 8 italiani su 10 erano analfabeti e la scuola (elementare) divenne obbligatoria solo nel 1877.
La prima versione degli spot della Rai sui 150 anni dell'Unità d'Italia.
In seguito alle polemiche sono stati modificati.
Storicamente. Ma come si parlava 150 anni fa? Perché oggi non si parla più come allora? Qual è stata l'evoluzione della nostra lingua (e delle canzoni)? Questo e molto altro (la vita quotidiana, i mestieri, la tecnologia, l'emigrazione) sugli italiani degli ultimi 150 anni lo potete trovare su Focus Storia 51 in edicola.
fonte: www.focus.it/storia
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